WEB TAX: PROVE TECNICHE DI TASSAZIONE

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In vista dell’Ecofin, Italia-Francia-Spagna-Germania hanno lanciato una proposta di introdurre una tassa speciale per i giganti del web.

Hanno in portafoglio milioni di clienti in Europa, eseguono una quantità impressionante di transazioni, realizzano profitti dell’ordine di grandezza di miliardi di euro ma pagano pochissime tasse.

Si tratta di società che gestiscono abilmente la legislazione fiscale sfruttando in maniera al limite del lecito apposite agevolazioni offerte da alcuni Paesi europei in prima linea nella competizione internazionale, quali Irlanda e Lussemburgo.

Assoluti protagonisti di questo mercato sono poche Multinazionali tecnologiche da nomi molto noti: Google, Apple, Amazon, Ebay, Microsoft, Facebook, che stanno imponendo un ritmo incalzante a vendite e pubblicità, talora sottraendo quote di mercato alla distribuzione tradizionale, a volte inventando ex novo nuovi settori di mercato.

Il fenomeno è ormai estremamente evidente e la reazione dei più grandi Paesi Europei non poteva mancare.

La proposta che proviene da Italia-Francia-Spagna-Germania per ripotare nelle casse di ogni Stato un po’ di tasse, ha trovato un primo accordo anche in altri Paesi anche se per diventare concreta necessiterà dell’unanimità di tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea (senza UK).

La proposta dei ministri europei, che sarà discussa all’Ecofin di settembre, per giungere eventualmente ad una decisione entro l’anno, è di introdurre una soluzione a breve mediante un particolare regime fiscale secondo uno dei seguenti 3 modelli.

  • equalisiation tax ovvero una tassa sul fatturato delle società digitali imposta sul reddito non tassato oppure non sufficientemente tassato generato da tutte le attività basate su internet, incluse attività B2B e B2C scomputabile dalle imposte sul reddito o costruita come una tassa separata;
  • witholding tax sulle transazioni digitali ovvero una ritenuta alla fonte su certi pagamenti fatti a fornitori non residenti di beni e servizi ordinati online;
  • tassa sui redditi generati dalla fornitura di servizi digitali o attività pubblicitarie che potrebbe essere applicata a tutte le transazioni concluse in via remota all’interno del Paese del consumatore dove l’entità non residente ha una presenza significativa.

Prevedibili fin d’ora le resistenze basate sull’evidenza che esse non sembrano risolutive e sono difficilmente coordinabili nel sistema tributario.

A giocare contro sono senz’altro le lobbies delle web companies.

A questo proposito spicca l’iniziativa di Ebay che ha contattato tutti i suoi clienti lamentando un’aggressione che finirebbe con il gravare sui prezzi, limitare la scelta dei contribuenti e rendere difficile il lavoro dalle PMI europee.

Messaggio peraltro assai difficile da condividere dal momento che, guardando ai bilanci di queste società, si nota come abbiano accumulato liquidità eccedente per oltre 500 miliardi di dollari.

Una situazione leggermente diversa dall’evasione come legittima difesa fiscale delle microimprese italiane!

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